JACOPO D’ARCAGNOLO, DETTO IL SELLAJO

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L’autore di entrambi i quadretti è un artista contemporaneo di Botticelli. Anzi, entrambi avevano iniziato a conoscersi fin da ragazzi, a bottega da Fra’ Filippo Lippi. Poi ebbero due diverse carriere: sensazionale fu la carriera di Botticelli che divenne, grazie anche alle sue frequentazioni in casa Medici, uno degli artisti di punta della Firenze di età laurenziana. La carriera di Jacopo fu invece un po’ più defilata: una bottega in comune con Filippo di Giuliano, a produrre immagini votive, come queste, oppure predelle o dipinti di piccolo formato per l’arredamento domestico. Ma la sua buona mano era apprezzata da Domenico del Ghirlandaio e soprattutto da Botticelli: entrambi lo vollero spesso accanto a se’ per aiutarli a portare a termine lavori di ben più ampia portata. E la frequentazione di quei due artisti fu fondamentale nel percorso professionale di Jacopo. I due quadretti raffigurano il Salvatore che mostra gli strumenti della passione. Era un tipo d’immagine che. nelle intenzioni del committente doveva costituire una specie d’invito alla riflessione sulle sofferenze passate dal Cristo per la redenzione dei nostri peccati. La prima ha un accento fortemente realista, quasi alla fiamminga. Gli aggiornamenti continui sulla pittura fiamminga sono ravvisabili anche nel trattamento del paesaggio, segno evidente che, grazie alla sua collaborazione con Ghirlandaio e con Botticelli, Jacopo riusciva a entrare in contatto con quel mondo. La prima immagine è di un realismo quasi ghirlandaiesco, nella seconda invece il Cristo ha un aspetto più neoplatonico, quasi un omaggio a Botticelli, e alla sua spessa linea di contorno. Il primo quadro si trova all’Accademia Carrara di Bergamo, il secondo è invece esposto all’Art Museum di Birminghm, in Alabama. Entrambi sono prodotti tipici della cultura fiorentina dei primi anni ’80 di quel secolo.

Con questo post volevo soltanto ricordare quest’artefice fiorentino che, ancorché minore, ebbe un suo stile, una sua clientela, un suo gusto, una mano diversa, sempre felice, senza raggiungere mai i livelli di Pollajolo, Ghirlandaio e Botticelli, suoi contemporanei, ma senza nemmeno scadere a livello di buon artigianato. Jacopo del Sellajo è da considerarsi a tutti gli effetti un artista. Per questo volevo rendergli omaggio in questo giorno, cinquecentoventisette anni dopo la sua scomparsa.

JACOPO D’ARCAGNOLO, DETTO IL SELLAJOultima modifica: 2020-11-12T07:12:50+01:00da raffaello115
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