BRUNELLESCHI COME ULISSE

Proprio in questi giorni, nell’agosto del 1420, cioè seicento anni fa, si dava inizio ai lavori che dovevano portare alla costruzione della grande cupola della cattedrale fiorentina.

“…non la fantasia, ma il calcolo e la meccanica, non le leggi dello spirito, ma quelle della fisica, avevano preso il sopravvento; e che occorreva recuperare l’uomo e ricondurlo sulla terra come “misura” cui tutte le cose dovevano essere riferite. Bisognava che la fantasia fosse richiamata al suo ruolo di guida, e potesse utilizzare i mezzi e la secolare esperienza, ma dominandoli, costringendoli ad uniformarsi alle sue esigenze…” Queste parole immortali del grande Giovanni Michelucci spiegano a sufficienza come a partire da Brunelleschi cambia qualcosa nella mentalità degli artisti: la creatività non basta più, bisogna affiancarle la scienza, la geometria, la matematica, e bisogna recuperare il mito di Ulisse. Per lasciare l’isola dei Feaci Ulisse deve costruirsi una zattera e non ha che pochi semplici strumenti a disposizione. Ulisse diventa così il primo “tecnico” umano e non più divino, Ulisse è il capostipite di coloro che saranno i successivi costruttori, artigiani o artefici della Grecia classica.
Brunelleschi ha il sogno di edificare quell’impossibile cupola della cattedrale della sua città, LUI è nato proprio lì a due passi… Anche lui deve mettere a frutto tutto il suo ingegno per vincere le difficoltà tecniche. Come orafo e scultore ha già dimostrato di stare al pari con i migliori, ma al servizio dell’architettura mette anche le sue conoscenze di meccanica, d’ingegneria… Costruisce nuove attrezzature, nuove carrucole, più funzionali, in poche parole, “si arrangia come può”. Sfrutta anche la sua amicizia con Paolo Dal Pozzo Toscanelli per più di una consulenza in matematica… Ma alla fine anche lui arriva alla sua Itaca…

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Erta sopra sopra il cielo o riflessa in un occasionale specchio acqueo… la cupola del Duomo di Firenze fa sempre la sua figura! Risplende di notte e ombreggia di giorno, pare gonfiarsi nel vento e risvegliarsi in una pozzanghera… Brunelleschi nacque a due passi dalla sua creazione, in via Teatina, e fin da ragazzo aveva sognato che un giorno avrebbe “voltato” la cattedrale della sua città…. La cupola del Pantheon di Roma fu la scintilla che accese in lui la passione per l’architettura.
Troppo ampia l’attività di Filippo Brunelleschi, o “Messer Pippo”, come familiarmente lo chiamavano i suoi contemporanei, difficile parlane in un post, vorrei però aggiungere che questa cupola, al di là della sua bellezza formale, rappresenta una dichiarazione politica. “Erta sopra i cieli a coprir con la sua ombra tutti ‘e popoli toscani”, così la descrisse Leon Battista Alberti. Può sembrare un’iperbole, ma l’Alberti non si riferiva certo all’ombra della cupola che di certo non poteva proiettarsi su tutta la Toscana. L’ombra di cui parla l’Alberti è politica: con quella poderosa struttura Firenze si candidava a essere la “Nuova Roma” e poi la “Nuova Atene”: il dominio che Firenze esercitò su buona parte della Toscana era simboleggiato da questo gigantesco capolavoro di statica… Arezzo, Pistoia, Pisa, Volterra e in seguito anche Siena dovevano mettersi l’anima in pace: quella cupola rappresentava l’autorità politica (o forse sarebbe meglio dire “tirannica”) di Firenze sul resto della Toscana…

(La foto è dell’amico Enrico Fontanelli che qui ringrazio)

BRUNELLESCHI COME ULISSEultima modifica: 2020-08-14T03:46:05+02:00da raffaello115
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