LA SPEDIZIONE TOSCO-FRANCESE IN EGITTO

Due egittologi di fama mondiale: il francese Jean-François Champollion e il pisano Ippolito RosellinI si erano conosciuti già dal 1826 e tra loro era nata un’amicizia fatta di collaborazione e di proficuo scambio di esperienze e di informazioni. Insieme avevano visitato alcune collezioni egizie

riuscì a convincere il granduca Pietro Leopoldo a finanziare una spedizione franco-toscana lungo il Nilo; Champollion, che all’epoca aveva già decifrato la stele di Rosetta ed era quindi in grado di leggere gli ideogrammi egizi, fece altrettanto con il governo francese.

La spedizione partì nel luglio del 1828 e durò 15 mesi durante i quali i due egittologi con il loro gruppo di archeologi, medici, disegnatori, botanici, architetti e inservienti risalì il Nilo effettuando scavi nelle principali città egizie: Giza, Saqqara, Menfi, Tebe, Philae, la Nubia. Note, copie di testi geroglifici, disegni, e ben 76 casse di oggetti antichi: fu questo il risultato di quella spedizione.
Secondo previ accordi Champollion e Rosellini, i due responsabili della spedizione si sarebbero dovuti spartire ciascuno il materiale archeologico in parti uguali e in maniera equilibrata. E così gli oggetti furono ugualmente divisi tra il Louvre e la nascente collezione egizia del museo archeologico che oggi conta con alcuni pezzi di assoluto valore. Tra questi mi limiterò a menzionare, oltre a un dipinto bellissimo di Fayyum, anche un carro da guerra egizio che è un pezzo assolutamente unico che non si trova in alcun altro museo del mondo.

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Al termine della spedizione il granduca incaricò Giuseppe Angelelli, pittore romantico nato in Portogallo da padre romano e madre fiorentina. anch’egli membro di quella spedizione, di fare una specie di “foto-ricordo” con i vari partecipanti: al centro, col mantello bianco e la barba rossa, è Ippolito Rosellini; accanto a lui, seduto con la scimitarra, è Jean-François Champollion; tra gli altri personaggi il senese Alessandro Ricci, medico e disegnatore ritratto di spalle col calcagno scoperto, in quanto era stato punto da uno scorpione. Proprio in conseguenza di questa ferita morì dopo il rientro in patria. Assieme a loro anche gli altri archeologi, gli aiutanti, i disegnatori incaricati di disegnare quanto ritrovato e naturalmente alcuni operai locali.
Il dipinto si trova oggi, al pari del busto-ritratto del grande egittologo pisano, presso il Museo Archeologico di Firenze.

La collezione egizia al Museo Archeologico di Firenze è la seconda in Italia per importanza dopo quella di Torino ed è tra la prime al mondo.

LA SPEDIZIONE TOSCO-FRANCESE IN EGITTOultima modifica: 2020-07-07T04:19:05+02:00da raffaello115
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