Florenaissance

FIRENZE BIZANTINA

 

Nella sua più che bimillenaria storia, pochi periodi ci sono così oscuri come quello che vide la dominazione bizantina a Firenze. Pochi e vaghi sono i documenti storici, ancor meno i resti archeologici.
Ma quando iniziò e quando terminò la dominazione bizantina?
Si tratta di un quesito di non facile risposta poiché è necessario far riferimento alla guerra goto-bizantina che fu combattuta con alterna fortuna tra l’esercito ostrogoto e quello bizantino che apparve nelle terre dell’Italia centrale nel 535 per liberare l’Italia dalla dominazione barbara. Lo storico tedesco Robert Davidsohn ha cercato di ricostruire quegli anni estremamente confusi che videro il prevalere ora dell’uno, ora dell’altro esercito mentre che simultaneamente la penisola veniva nuovamente invasa da una nuova ondata di un’altra popolazione barbara: I Franchi. Questi saccheggiarono la Toscana proprio mentre il re goto Vitige soccombeva a Belisario, generale dell’esercito bizantino e mentre la oramai stremata popolazione doveva sopportare anche epidemie di peste e di vaiolo.
Verso il 545 Firenze doveva essere già in mano ai bizantini, ma nel 552, almeno secondo la testimonianza dello storico Agazia Scolastico, era di nuovo sotto il controllo del re goto Totila. I bizantini recuperarono poi nuovamente il controllo della città grazie alle vittorie militari del generale Narsete. Era il 554.
Ma la storia di Firenze bizantina fu di breve durata: un altro temibile esercito varcava le Alpi nel 568: si trattava dei Longobardi, popolo guerriero semi nomade che al comando di re Alboino invadeva la pianura Padana prima di fare la sua comparsa in Toscana e nel 570 insediare a Lucca il primo ducato a sud degli Appennini.
Il Davidsohn fa cadere in quell’anno la caduta di Firenze nelle mani dell’esercito longobardo. Studi più recenti accuratamente condotti dallo storico Natale Rauty hanno tuttavia dimostrato che a quella data (570) l’avanzata longobarda in Toscana non dev’essere andata oltre la Val di Nievole. I bizantini avevano infatti organizzato un poderoso apparato difensivo con una fortezza sistemata proprio a Serravalle Pistoiese, cioè in quell’unico punto del Valdarno dove c’era un passaggio che avrebbe permesso ai longobardi di marciare verso Pistoia, e di qui per Firenze, Fiesole e Arezzo. Quella fortezza bizantina in quel punto nevralgico tenne in scacco l’esercito longobardo durante oltre un ventennio.Fu solo nel 591 che l nuovo re longobardo, Agilulfo, lasciò Pavia, capitale del suo regno, alla testa di un nuovo esercito e soltanto a partire dal 599 si hanno fonti documentarie attestanti la presenza longobarda già a Pistoia. Una volta saltato il “tappo” di Serravalle l’esercito longobardo conquistò il resto della Toscana e poi l’Umbria… Il cambio della guardia tra bizantini e longobardi dev’essere quindi avvenuto in quel periodo intermedio tra il 591 e il 599.
Il cosiddetto frontale d’elmo di Agilulfo, conservato al Bargello fu rinvenuto in Val di Nievole, proprio là dove i bizantini si trovarono a fronteggiare i longobardi durante oltre venti anni.

 

La città di Firenze che i longobardi trovarono nell’ultimo decennio del VI secolo aveva forse raggiunto il punto più basso della sua lunga storia. La città romana con i suoi diecimila abitanti, gli edifici termali, il teatro, l’anfiteatro e i templi era solo un ricordo: ovunque cumuli di macerie, una popolazione che le stime più generose calcolano in duemila unità, più spesso mille (ma secondo il dott.Giovanni Roncaglia la popolazione non raggiungeva i 500 abitanti), con le mura romane abbattute e una nuova cerchia, quella bizantina che aveva ridotto a meno di un quarto il perimetro della città. Sarebbe inutile andare a cercare i resti di quella seconda cerchia muraria che di certo non poteva avere le caratteristiche di una vera e propria muraglia ma doveva essere piuttosto una specie di staccionata rinforzata da un terrapieno e pietre riutilizzate un po’ alla meglio.
Di quella cerchia muraria bizantina ci resta il ricordo nella cosiddetta torre della Pagliazza, giuntaci in buone condizioni ma ampiamente rimaneggiata e reintegrata nei secoli successivi quando fu utilizzata come torre campanaria per l’attigua chiesa.


In quei circa quarant’anni di dominazione i Bizantini costruirono due chiese: una fu edificata nei pressi dell’attuale chiesa di San Filippo Neri in Piazza San Firenze ed era intitolata a Sant’Apollinare. L’altra si trovava invece nei pressi dell’Arcivescovato ed era dedicata a San Ruffillo. Queste due chiese non esistono più e anche i documenti che le menzionano sono tutti posteriori all’anno 1000. Tuttavia non sussiste alcun dubbio che si trattasse di chiese bizantine: Sant’Apollinare e San Ruffillo erano due santi a cui i Bizantini erano particolarmente devoti, due santi a cui i fiorentini non si abituarono mai, tanto che già nel Rinascimento avevano addirittura dimenticato il santo titolare e chiamavano quella chiesa San Raffaello, suggerendoci che per i fiorentini San Ruffilllo doveva proprio parer loro estraneo.
Già nell’Ottocento inoltrato il Borbottoni includeva tra le sue celebri vedute anche la chiesa di Sant’Apollinare, ma è certo che si tratta di una ricostruzione fantasiosa ancorché credibile: quella chiesa il Borbottoni non la vide mai.


In quei sei decenni del VI secolo Firenze conobbe forse gli anni più duri di tutta la sua storia e fu con l’avvento dei longobardi che la città iniziò a godere se non altro di un lungo periodo di pace e stabilità. Fu così che la città iniziò lentamente la sua risalita.
Se da un lato bisogna resistere alla tentazione di chiamare “secoli bui” tutto il medioevo, quel termine si attaglia però perfettamente alla Firenze del VI secolo, anzi, lo si può tranquillamente estendere ancora per qualche secolo, prima di trovare una sia pur debole rinascita ai tempi di Carlomagno, ma si era già alla fine dell’VIII secolo.

FIRENZE BIZANTINAultima modifica: 2020-03-24T21:43:09+01:00da
Reposta per primo quest’articolo