ALLA SCOPERTA DI JACOPO DEL SELLAJO – UN “MINORE” DEL XV SECOLO

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Ho sempre avuto un debole per questo artista, spesso etichettato come “minore”. Di certo non è da considerarsi tra i grandi del Rinascimento fiorentino, ma la sua pittura non è tuttavia priva di una certa originalità. Per questo motivo preferisco collocare Jacopo del Sellajo in una categoria intermedia, quella che il Vasari soleva definire dei “ragionevoli maestri”, di quegli artisti cioè di buon livello, dotati di una buona mano, anche se non sempre estremamente creativi.
Tenne bottega in società con Filippo di Giuliano: entrambi erano registrati come “cassai”, cioè decoratori di mobili (cassoni, spalliere per letti, forzieri etc.).
Secondo il Vasari fu allievo di Filippo Lippi, affermazione quest’ultima non documentata ma assolutamente credibile. Tuttavia nella sua estesa produzione Jacopo rivela non pochi punti di tangenza anche con Verrocchio, Cosimo Rosselli, Filippino Lippi, Ghirlandaio e soprattutto con Botticelli. Assieme a quest’ultimo ebbe spesso a lavorare in qualità di “collaboratore esterno”, segno evidente che Botticelli doveva avere di lui una certa considerazione. Non esistono documenti che possano comprovarlo, ma sono convinto che, assieme a Filippino Lippi e ad altri pittori, Jacopo del Sellajo possa aver fatto parte di quel team di pittori che Botticelli portò con se’ quando si recò a Roma per eseguire gli affreschi della Cappella Sistina. E’ da quel momento infatti, cioè a partire dagli anni ’80, che la sua pittura comincia ad acquisire una maggiore solidità, e le sue figure quel tono più botticelliano, soprattutto nelle espressioni facciali che, soprattutto negli ultimi anni. quando Firenze iniziò a infiammarsi sotto le prediche del Savonarola, andarono vieppiù colorandosi di un certo misticismo.
Certo, Jacopo del Sellajo restò comunque un “dipintore di cassoni”, un pittore che mostrava trovarsi più a suo agio nel gestire i piccoli formati piuttosto che le grandi pale d’altare. La gradevolezza dei suoi tondi, delle sue Madonne con il Bambino, delle sue predelle e dei suoi cassoni, si stempera alquanto in quei casi in cui si ritrova a dipingere tavole di più grande formato (vedasi in proposito l’impacciata Deposizione del Cristo alla Galleria dell’Accademia), ma negli ultimi anni Jacopo sembra migliorare anche in questo e a tal proposito vorrei proporvi tre quadri di grande formato nei quali il pittore fiorentino arriva, se non proprio a eguagliare, ad avvicinarsi quanto meno alla grazia e alla piacevolezza delle sue più felici composizioni di piccolo formato. I tre quadri sono rispettivamente il San Giovanni Battista della Galleria d’Arte di Budapest, il San Giovanni Battista giovanetto della National Gallery di Washington DC, e la Crocefissione con Santi nella chiesa di San Frediano in Cestello a Firenze (quest’ultima lasciata incompiuta alla sua morte avvenuta nel 1493 e completata dal figlio Arcangelo di Jacopo).
I tre quadri mi sembrano di fattura più che discreta, soprattutto i due San Giovanni Battista: ascetici quanto basta, mistici nel portamento e nell’espressione ma senza cadere in atteggiamenti sdolcinati alla Lorenzo di Credi, sono tra le più interessanti creazioni del suo ultimo periodo, quello che precedette di poco l’avvento del Savonarola. Certo, manca loro quel tocco di solennità. Guardando per esempio la Crocefissione con i Santi nella Chiesa di San Frediano in Cestello, si ha quasi l’impressione che si tratti di una predella ricopiata in un formato gigante.
La tavola di Washington (forse dei primi anni ’80) propone anche una bella veduta di Firenze sullo sfondo, a ricordare come il santo battezzatore fosse vigile protettore della città, ma la tavola di Budapest, un po’ più tarda, è quella che preferisco: con il santo battezzatore che ha già esaurito la sua funzione di “Voce che grida nel deserto”, e silenzioso guarda verso lo spettatore invitandolo a cambiare vita. Il volto di quel Battista si avvicina un po’ a certi tipi facciali dell’ultimo Botticelli.
La maggior parte dell’estesa produzione di Jacopo del Sellajo si trova in collezioni straniere, segno forse che in passato si è stati poco gelosi nel voler custodire le opere di questo “ragionevole maestro”. Tuttavia, i fiorentini che volessero apprezzare da vicino la qualità, talora diseguale, dei suoi lavori, hanno la possibilità di visionarne alcuni begli esempi alla Galleria dell’Accademia, agli Uffizi, in Palazzo Vecchio, nella Chiesa di San Frediano in Cestello, alla Galleria Palatina e in Santa Maria dei Magnoli. Oppure recarsi a Fiesole, al Museo Bandini, dove si trovano alcune delle sue chicche, lavori di piccolo formato nei quali, come detto, Jacopo soleva dare il meglio di se’.

 

Jacopo_del_Sellaio,_Crocifissione_con_i_santi_e_il_Martirio_di_San_Lorenzo

ALLA SCOPERTA DI JACOPO DEL SELLAJO – UN “MINORE” DEL XV SECOLOultima modifica: 2020-02-08T23:58:04+01:00da raffaello115
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